Poggio “Le Volpi”

Cosa fa di un vino un’etichetta pregiata, un prodotto conosciuto e ricercato sul mercato, un sinonimo di qualità e di riconoscibilità in Italia e nel mondo?

Ci sono vini e aziende poco conosciute “per nome”, ma molto apprezzabili per la “qualità” dei loro prodotti. Come la produzione di questa azienda, Poggio “Le Volpi”, che ha una lunga tradizione nel Lazio.

Le sue origini, infatti, risalgono al 1920, quando è stata fondata da Manlio Mergè, che iniziò producendo e commerciando vino sfuso e olio. La proprietà, insieme ai segreti e alla passione per il vino, è stata quindi trasmessa al figlio Armando e poi al nipote Felice che hanno realizzato il sogno del fondatore nel 1996: l’Azienda Agricola Poggio Le Volpi, a Monte Porzio Catone (https://www.poggiolevolpi.com/home.asp). Felice e Armando Mergè ne sono i titolari e Felice è anche l’enologo della cantina. Oggi, l’azienda ha due tenimenti, uno nel Lazio e l’altro in Puglia, per un totale di circa 350/400 ettari di terreno, su cui crescono i vitigni che dopo una lunga e accurata selezione entrano a far parte dei due marchi dell’azienda.

Nel Lazio, l’azienda agricola si estende in una zona collocata tra le pendici di Monte Porzio Catone e la campagna romana, dove i terreni sono di origine vulcanica. Terreni ottimamente esposti, dove la vite, da tempo immemorabile, riesce a sfruttare al meglio l’ottimo microclima naturale. I vitigni bianchi coltivati sono: la Malvasia del Lazio, il Greco, lo Chardonnay, Malvasia di Candia, Trebbiano e Malvasia Puntinata; i vitigni a bacca rossa, invece, sono: Nero Buono, Montepulciano, Syrah e Cesanese.

Il tenimento Masca del Tacco, in Puglia, invece, vanta terreni coltivati prevalentemente ad alberello, con oltre 50 anni di età che, arricchiti dal calore della terra e dell’influsso del mare della penisola Salentina, danno vita a prodotti finali estremamente caratterizzati. I vigneti principali sono il Primitivo, il Negramaro ed il Fiano, affiancati dal Susumaniello. L’obiettivo che accomuna i Vini di Armando e Felice Mergè è quello di migliorare la qualità dei prodotti senza mai intaccarne la tipicità.

Eppure, se si parla di vini, il Lazio non è fra le Regioni più “blasonate” d’Italia. I vini dei Castelli romani, come quello di Frascati, viene solitamente considerato come un vino da tavola associato al consumo nelle taverne, come accompagnamento alla porchetta, da servire nelle caratteristiche “fraschette”. Insomma, è un vino un po’ “maltrattato”. Probabilmente perché mal conosciuto. Che ha bisogno di una sapiente e capillare opera di marketing.

Di questo è convinta Rossella Macchia, Responsabile dell’Area Marketing e Comunicazione dell’Azienda ([email protected]) che descrive quella che è la “filosofia” di Poggio Le Volpi: valorizzare la base ampelografica del territorio, esportare all’estero, ampliare la distribuzione sul territori, garantire la qualità e la quantità del prodotto. Agire sul micro territorio (Lazio) e sul macro territorio (Italia).

Il Lazio è una Regione che produce vini di qualità.

È giusto farlo sapere.

Per esempio, c’è il Nero Buono, un vitigno decisamente poco conosciuto. Così come in Puglia c’è il Susumaniello di vitigni storici a cui mai nessuno ha dato voce. L’aspirazione di Felice è di dare voce a quei vigneti storici a cui, per vari motivi, non si vuole riconoscere il posto che invece meritano fra i vini di qualità italiani. Il Nero Buono cresce su terreni difficili, ma regala un prodotto veramente importante.

Ma veniamo alla “fatidica” domanda: vini bianchi, neri o rosé?

I rosé sono vini il cui trend è in crescita negli ultimi anni e questa è decisamente una notizia positiva. Il Poggio Le Volpi ha fra i suoi vini un ottimo rosé, il Roma Doc. Qual è il pregio dei vini rosé e in particolare dell’etichetta della Casa? Chiediamolo a Felice che i vini, non solo i suoi, li conosce e li ama come figli e figlie. Risponde sorridendo e con un tributo alle donne: “Come le quota rosa, il mondo è donna.” Il rosé è un vino gradevole a molti palati, un vino da bere in compagnia, allegro, che si abbina molto bene con parecchi piatti.

E qual è il suo vino preferito?

“Tutti” verrebbe da dirgli, visto l’amore che nutre per loro. Poi si sbilancia e indica in particolare quelli minerali (Epos e Frascati Riserva), mentre tra i rossi il Piano Chiuso, primitivo, riserva, prodotto a Torricella (da una vite ad alberello, con l’uva raccolta manualmente).

Anche Rossella Macchia ha una leggera preferenza per alcuni vini: anche lei ama il Piano Chiuso e i rossi grandi, importanti, avvolgenti, con tannini setosi; mentre tra i bianchi l’Epos 2017, molto minerale, e l’Ausonia (Frascati metodo classico, con remuage a mano), da pasto.

E se ai vini venisse abbinato anche il cibo?

Una buona combinazione enogastronomica può fare la differenza nell’avvicinare a un territorio, ai suoi prodotti. L’importante è crescere in maniera graduale, farsi conoscere sempre più, trovare idee per proporsi. E così è nata la collaborazione con Oliver Glowig, anche lui attento alla qualità della materia prima, a una cucina territoriale, sana.

Nel 2011 Oliver Glowig arriva a Roma, all’Hotel Aldrovandi Villa Borghese, e il successo è immediato: dopo poco arrivano le 2 stelle Michelin. Allo stesso tempo, è vivo il fascino della cucina d’autore che per lui la passione di sempre. Accoglie così con entusiasmo la proposta di Felice Mergè di creare con lui un nuovo ristorante, unico al mondo, il “Barrique”.

Su una collina che guarda verso oriente, “Barrique” è un luogo dove interno ed esterno prendono forma attraverso una fusione di elementi naturali (terra, pietra, sabbia) e di materiali reinterpretati per raccontare una storia, quella del rapporto tra terra e vite, tra cibo e design.

Lì dove c’erano le botti destinate all’affinamento dei vini, ora trova spazio un vero e proprio “hub del gusto” con proposte di altissima cucina.

All’esterno una pergola, quasi una vigna, accoglie il cliente conducendolo, come in una sorta di esperienza “immersiva”, dentro “Barrique”.

Materico, elegante, con arredi che giocano sui toni dell’oro e del nero, con decori che hanno la loro origine nei ricami e nei pizzi delle donne del luogo, “Barrique” è un luogo ricercato che offre un’atmosfera esclusiva per un’esperienza gourmet che coinvolge tutti e i cinque sensi.

Proprio Felice, infatti, aveva avvertito forte la mancanza di una struttura che potesse abbattere lo spazio tra produttore e consumatore. Per questo ha deciso di creare una realtà che permette di condividere le raffinatezze legate alla cucina e al vino. Essere dei “comunicatori”, senza presunzione, di quelle che sono le eccellenze del territorio, facendo vivere esperienze emozionali a tutto tondo. Grazie alla maestria culinaria di Oliver!

E, poiché, il luogo più comodo di casa propria è il salone, da qui è nato il concept, con cui far sentire l’ospite a proprio agio. Anche in mancanza di un divano. Intessendo un senso di continuità fra esterno e interno, riportandone gli elementi territoriali, creando una location unica.

Le barrique sono colme e l’atmosfera è magica: ci si sente coccolati e si esce con la sensazione di aver vissuto un’esperienza sensoriale.

La proposta del ristorante è interessante: è composta da 2 menù degustazione, da 5 o 7 portate, oltre alla possibilità di scegliere à la carte. Il sommelier, nel frattempo, guida il/la cliente nell’abbinamento ideale dei cibi con i vini dell’Azienda Poggio Le Volpi. Oltre ai prodotti “della casa”, grande spazio è dato anche al mondo delle “bollicine”, di aziende, blasonate e meno, francesi, tedesche e italiane. Viene da dire “la verità è nella qualità, piuttosto che nel nome”.

Naturalmente, chi si recherà a la “Barrique”, avrà il piacere di gustare le diverse proposte, individuare la combinazione di proprio gusto, trovane quella che gli/le corrisponde appieno.

SCELTI PER TE

ISSN 1827-6318 Registrato al Tribunale Civile di Roma sezione Stampa: Numero 16 del 29/01/2024.
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Editore - Direttore responsabile: Giornalista Filomena Pacelli.

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